24 marzo 2011

La pupa e il secchione

Mi ricordo un mio fidanzato di qualche anno fa, il secchione appunto. Io ero la sua pupa e lui aveva quel soprannome perché era un ingegnere. Non perdeva mai occasione per dare sfoggio delle sue capacità, ma non confrontandosi con i suoi simili, ma con me, povera sciampista con la terza media! Intere serate passate ad ascoltare lui che mi parlava di calcolo integrale (presumo un tipo di matematica dietetica), teoria della relatività ristretta (tanto se è relativa, anche se la restringi, rimane sempre uguale), circuiti binari (saranno ferrovie elettroniche?) e così via. Ovviamente io non capivo niente e, quando mi chiedeva di ripetere, borbottavo un paio di frasi prima di scoppiare in lacrime. Lui aveva proprio il fisico da nerd: gobbetto con gli occhiali e il nasone, pochi capelli sempre unti. Quando si eccitava mi montava addosso come un ragnetto, rigorosamente con i calzini ai piedi, e dopo pochi minuti eicaulava emettendo un gemito da morte prematura. Ecco allora che a letto mi prendevo la rivincita, umiliandolo per le sua scarsa resistenza, per la sua imbranataggine nel non saper farmi godere. Allora lui piangeva e mi implorava di insegnargli "i trucchi" dei veri scopatori (come se ci fosse un metodo... Si tratta di natura. O lo sai fare o non impari di certo, merda!). Poi conobbi un rappresentate dell'Oreal, un vero toro da monta che mi trombò la prima volta nel retrobottega del negozio, durante la pausa pranzo. Fu allora che mi decisi di mandare a quel paese l'ingegnere e mi dedicai all'altro, passando intere serate a farmi sfondare e poi, se rimaneva tempo, a parlare dei massimi sistemi (-"Ma secondo te, l'universo è proprio infinito?". -"Risparmia il fiato che fra poco facciamo la terza...").

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